Il paesino era ancora immerso
nel silenzio. Gli zoccoli rimbombavano sulle lastre di pietra in quelle
viuzze strette…tutto era fermo, addormentato…ma vivo…notarono i balconi
addobbati di ricchi vasi di fiori…le reti dei pescatori ornate dai papaveri…magari
erano proprio …i loro papaveri…
Una banda di gatti si dava
da fare con dei rifiuti ammassati in un angolo della piazzetta…erano loro
i padroni della cittadina…bisticciavano e soffiavano per accaparrarsi il
boccone più ambito…in mezzo ai quei pochi rifiuti videro ancora
fiori…tanti fiori…anzi notarono che tutta la piazza era ricoperta da un
manto sottile di fiori…
Oscar e Andrè non sapevano
davvero che pensare. Una vecchia signora in quel momento uscì da
una porticina piccola quanto lei…Oscar non si trattenne dalla curiosità
di avvicinarla per chiederle che cosa fosse accaduto in paese…
“Signora, scusatemi, ma che
cosa succede…tutti questi fiori…?”
La vecchina era intimorita
nel vedere quella figura maestosa su quel destriero bianco…quel giovane
biondo, elegante con un viso talmente delicato…anche se era evidente alla
vecchietta che fosse un nobile non riuscì ad odiarlo…poi in quegl’occhi
vide…vide oltre…sorrise dicendo…
“Signore…Arras ringrazia così
il buon dio che ci ha donato qualche frutto della sua terra… potremo sopravvivere
un po’ più dignitosamente…sapete è la festa della Madonna
delle Rose…. oh…mi scusi…non volevo annoiarvi…”
“Signora…continuate…vi prego”
Anche Andrè si era avvicinato…ma
il suo sguardo era colmo di pietà…povera Francia…
“Vedete…le cose non vanno bene…ma
abbiamo deciso di festeggiare…con quel poco che abbiamo…i fiori …come sono
belli i fiori….i fiori …venite, venite stasera…”
“Perché stasera?”
“Stasera finisce tutto…come
ogni cosa…ma balleremo nei fiori…”
Oscar vide la vecchina allontanarsi…mentre
ripeteva ossessivamente…
”…Balleremo nei fiori….come
sono belli i fiori…sono i nostri gioielli…”
La seguì con gli occhi
mentre si avvicinava al mucchietto di rifiuti…andava a raccogliere quei
pochi fiori ancora intatti dopo la lotta dei gatti.
Andrè disse :
“Oscar non l’hai riconosciuta?”
“No…Andrè chi era?”
“Era Marie…Marie Duras”
Quel nome lontano…riportò
alla mente di Oscar un immagine sbiadita…si vedeva bambina mentre guardava
quella donna allontanarsi dal palazzo di famiglia…con un cesto di vimini
in mano colmo di fiori…
“Sì…era…lei… mio padre…l’allontanò
quando la vide che intrecciava per noi delle ghirlande… quella donna diceva
che eravamo il re e la regina dei suoi fiori…”
“Eravamo bambini”
“…Non capii...perché
mio padre l’avesse mandata via…poi mi regalò le due spade…”
Rimasero in silenzio guardando
quel fantasma…e i suoi fiori…
“Andiamo Andrè…”
Arrivarono al palazzo. Non
c’era nessuno…sembrava un gigante addormentato, i giardini trascurati,
le scuderie silenziose, le imposte chiuse…
“Oscar vado a sistemare i cavalli”
“sì Andrè..”
Si separarono di fronte alle
scuderie…per tutto il giorno quasi non si incontrarono.
Oscar vagava per le stanze…le
venivano in mente tanti ricordi…passeggiava per i giardini…arrivò
oltre la collina dietro il palazzo…e lo vide…vide Andrè seduto in
mezzo ai prati…
Decise di raggiungerlo e di
sedersi accanto a lui…
Andrè in quel momento
cercava di darsi una risposta…alle mille domande che gli affollavano la
mente..e sognava…sognava a occhi aperti la sua Oscar…
E lei arrivò.
“Andrè…posso?”
“ah…Oscar…certo”
“è bello vero?”
“molto”
“qui..il tempo vola via…non
hai fame?”
Andrè sorrise…”sei sempre
la solita ghiottona…”
Oscar rise…tanto che le si
illuminò il viso…non sei mai stata tanto bella come ora…
La bellezza di Oscar negl’anni
era diventata sempre più evidente, anzi gli anni avevano forgiato,in
lei, anche, una bellezza del tutto particolare…a volte lontana…che si concentrava
magari in un guizzo degl’occhi...o in un cenno della mano…il suo corpo
nascosto nell’uniforme poteva sembrare asciutto e nervoso…anche se ne rilevava
al contrario l’eleganza e sinuosità…Andrè…lo sapeva…
“Perché negarlo…”
Tornarono verso casa
…ecco…ecco quello che volevo…vivere
come in un sogno senza tempo…
Da lontano, sulla via,
videro arrivare un carro pieno di gente che cantava festosa…si fermarono
per lasciarlo passare…era il carro di una festa nuziale…le grida si facevano
sempre più alte…la gioia esplodeva su quei volti… i due sposi lanciarono
dei fiori verso quelle due figure a margine della strada…
Il carro passò oltre…la
felicità passò loro vicino…Oscar sentì di avere qualcosa
nei capelli…
…era una rosa bianca…
i loro cuori si strinsero…non
avevano bisogno di parole…di sguardi…
“Andrè…andiamo in paese
stasera” la voglio anche io la felicità…voglio amarti Andrè…
La sera era calata. Non sembrava
essere primavera…il caldo era mitigato dalla brezza…il palazzo era immerso
nel buio e nel silenzio…solo due pallide luci…si intravedevano…
Oscar nella sua stanza camminava
come una bestia in gabbia…aveva deciso di togliersi la maschera, voleva
dire tutto, tutte le parole che non aveva mai detto ad Andrè…voleva
amarlo…anche se aveva paura…essere la tua donna…
Andrè era disteso sul
letto…quella situazione gli sembrava assurda…una volta si era ripromesso
che non sarebbe mai più tornato in quei luoghi…il dolore era troppo
forte..nei suoi sogni…Arras era diventata uno scrigno in cui immaginava
la sua Oscar abbracciata lui…Oscar che si rifugiava nei suoi capelli…Oscar
che lo baciava all’ombra di una quercia…perché continuo a torturarmi?
Oscar era scesa a cercare Andrè…voleva
andare in paese…ma dove si è cacciato?…non riusciva a trovarlo…arrivò
davanti alla sua stanza…non sentiva nulla…socchiuse la porta e lo vide
sul letto…era addormentato… decise di lasciargli un biglietto…
Prese il suo cavallo e andò
verso il paese…il chiasso della festa, portato dal vento, si poteva già
sentire dal palazzo…
Fu proprio quel suono lontano
che svegliò Andrè…non aveva idea di quanto tempo avesse dormito…alzandosi
dal letto vide sotto alla porta un biglietto…la calligrafia era quella
di Oscar…decisa e morbida allo stesso tempo…
“Sono in paese…Oscar”
In fretta e furia si sistemò
e scese…era terrorizzato dalla sua assenza…mi manchi come il respiro…prese
il cavallo e corse …e se ti fosse successo qualcosa?…non pensava
che a proteggerla…
La musica sembrava arrivare
da ogni angolo…bambini che correvano…donne che gridavano…uomini che brindavano
felici…e fiori…fiori ovunque…Andrè in quella confusione non riusciva
a distinguere la sua Oscar…vagava in quelle viuzze strette in preda al
panico…
Oscar cominciava a preoccuparsi…non
lo vedeva arrivare…immaginò perfino che Andrè non avesse
visto il suo biglietto…non vedendomi…sarà tornato a Parigi…
“Madamigella Oscar…Madamigella
Oscar…”
Era appoggiata al muro della
chiesetta, con le braccia conserte, lo sguardo a terra…lontano, quando
una voce la chiamò…non si aspettava di essere riconosciuta…girandosi
vide Marie Duras… la signora dei fiori…
“signora Duras…voi…vi ricordate…”
“e come non potrei…ho visto
i vostri occhi…”
Oscar era contenta di vedere
l’anziana…ma il suo cuore…era rivolto ad unico pensiero: Andrè…
“Oscar…verrà…state tranquilla…”
“Ma voi…”
“Siete sempre il re e la regina
dei miei fiori” disse quelle parole mettendole in mano…una rosa bianca…
quella donna sembrava essere esistita solo in una fantasia… la vide dirigersi
lentamente verso la folla…
Oscar era rimasta stordita
da quell’incontro…si incamminò per una strada che si allontanava
dalla confusione...la musica la seguiva…teneva quella rosa in mano…e continuava
a fissarla…camminava e ne accarezzava i petali delicati…la portò
al viso per sentirne il profumo…alzando lo sguardo vide un ombra appoggiata
ad un muretto scalcinato…Andrè sentì un fruscio e la vide…indossava
un camicia di seta bianca…un pantalone bianco…i capelli morbidi che le
incorniciavano il viso… il suo corpo emanava come una luce…
“Oscar…sei qui…”
Non poteva smettere di guardarla…era
talmente bella…Oscar gli camminava incontro…era talmente felice che non
riusciva a sorridere…lo guardava e basta…i suoi occhi si ubriacavano…in
quei capelli scuri, quelle spalle…
Andrè non seppe
trattenere una lacrima quando vide nelle mani di Oscar…la rosa bianca…
“Andrè…”
Tutte le parole che avrebbe
voluto dirgli si spezzarono in gola quando si accorse di quella lacrima
sul suo viso…avrebbe voluto raccoglierla e conservarla come fosse il più
prezioso dei diamanti…
“E’ tua…” la mano di Oscar
François tremava…non riusciva a trattenere neanche lei le lacrime…
Andrè prese quella rosa…la
sua rosa…
Nel silenzio delle parole
si dissero tutto quello che provavano…erano i loro occhi a dire…a raccontare
l’amore struggente che li separava e li univa da sempre…il dolore…la speranza…la
musica divenne dolce… come i loro sguardi…tremante… come le loro mani che
si univano…calda… come l’abbraccio…che li serrò l’uno all’altra…
“Balla con me…ti prego…” Oscar
riuscì a dire piangendo sul suo petto…
Andrè ebbe un sussulto…non
poteva più trattenersi…
”La mia Oscar mi chiede di
ballare…”
Oscar alzò la testa
e vide quei suoi profondi occhi verdi…e arrossì…Andrè le
sorrise dolcemente e con le lacrime che scendevano lungo il viso le cinse
la vita …e cominciarono a ballare…
È questa la felicità.
Ballarono tutta la sera…anche
quando la musica era cessata da molto; la loro musica …era il mare nella
loro anima… erano i battiti dei loro cuori impazziti di gioia…erano i loro
corpi vicini che si stringevano…come avessero paura che quell’incanto
svanisse da un momento all’altro…
Oscar carezzò la guancia
del suo uomo…
“Portami a casa”
Andrè le sfiorò
la fronte con le labbra…quel tocco delicato provocò in Oscar un
brivido intenso…
Camminarono veloci tenendosi
per mano…la poca gente ancora per le strade vide quelle figure strette…erano
la cosa più bella che avessero mai visto…
La vecchia Marie sorrideva
affacciata alla sua piccola porticina…un re ed una regina…
Andrè prese le briglie
del cavallo di Oscar e le fissò al suo. Si avvicinò alla
donna che amava e la sollevò sulla sella con delicatezza…Oscar non
aveva mai pensato ad Andrè come ad un uomo forte…molte cose
non aveva pensato del suo compagno…Andrè si issò sul cavallo
e l’abbracciò…
Arrivarono a palazzo senza
neanche essersene accorti…entrambi si sentirono annullare…i loro corpi,
i loro profumi, le loro dita intrecciate si confondevano in un’unica anima…
Entrarono in casa… Fu come
se quell’atmosfera chiusa, quei mobili, quelle stanze facessero riemergere
tutta la paura nei loro cuori…
Andrè la desiderava
disperatamente…ma non voleva rovinare tutto…
Oscar era terrorizzata dal
suo imbarazzo…ma voleva amare Andrè completamente…
Salirono le scale lentamente
come se stessero andando incontro ad un pericolo...il pericolo di lasciarsi…
“Andrè…voglio suonare
per te…”
Entrarono entrambi nella stanza
di Oscar…meccanicamente Andrè fece quei gesti che aveva fatto per
vent’anni…Oscar lo seguiva con lo sguardo…il giovane prese la candela del
corridoio e la portò in camera, accese il candelabro del pianoforte…un
pensiero lo folgorò…come quella notte…si guardò intorno
e notò che la stanza del palazzo di Arras non era molto diversa
da quella del palazzo parigino…guardò l’espressione di Oscar…era
emozionata ma serena…
Oscar gli passò accanto
e si mise al piano…cominciò a suonare…delicatamente…dicendo:
“Non ho mai suonato per nessuno
che non fosse me stessa…ma ora è diverso…non devo più placare
niente in me…ora posso suonare… per amore”
La voce le tremava…come le
dita sul piano…tutto il suo corpo tremava…Andrè lo vedeva…
Le si avvicinò e posò
le mani sulle sue spalle…Oscar smise di suonare …
“Continua…”
…e così fece. Le dita
di Oscar si muovevano calme…la musica le fluiva dall’anima…Oscar quasi
non si accorse che Andrè, intanto, le si era seduto accanto
e la guardava suonare…vide il riflesso del suo viso nella finestra
che le stava di fronte…la musica divenne sempre più lenta fino a
scendere nel silenzio…
“Andrè…perdonami”
“Io non ti devo perdonare nulla”
“Davvero?…”
Andrè tiro fuori dalla
tasca della camicia la rosa che lei gli aveva donato poche ora prima…
“Ora è nostra”
Oscar scoppiò in lacrime…l’anima
gentile, forte di quell’uomo…l’amore incondizionato che provava per lei
era rimasto immutato tutti quegl’anni…la donna che era rimasta addormentata
nel soldato si svegliò a quelle parole…
“Ti amo Andrè” disse
piangendo…
Andrè le asciugava quelle
lacrime con dolcezza, il suo viso era finalmente sereno…i suoi occhi erano
finalmente vivi e non smettevano di saziarsi a quella visione… e sorrise:
“La mia Oscar…”
Oscar arrossì come una
bambina …fissava quelle labbra…voleva quelle labbra…si avvicinò…e
Andrè le prese il viso fra le mani e la baciò delicatamente…
Erano entrambi spaventati da
quel contatto, nuovo per loro…quella sensazione di calore che dalle labbra
dell’uno invadeva le labbra dell’altro…si desideravano…finalmente si amavano…la
delicatezza si trasformò in passione…le labbra si socchiusero…e
fu come se le loro bocche si conoscessero da sempre…si baciavano cercando
l’una nell’altro l’amore che li univa…e poi tornò la tenerezza…un
tenero languore…
Fu il canto confuso di alcune
note del piano a riportarli alla realtà…e risero…
I loro sguardi divennero impacciati…si
sentivano buffi…Oscar guardò ancora il riflesso nella finestra…dietro
di loro c’era il letto…Andrè capì…non avevano bisogno di
dire nulla…
I gesti divennero lenti e naturali…si
alzarono…si tenevano per mano…si guardavano negl’occhi…guardavano il loro
desiderio riflesso nell’altro…
Andrè spogliò
la sua compagna…come se fosse di cristallo…la guardò nuda…e il terrore
lo bloccò…era splendida…troppo per lui…
“Andrè…non ho paura…amami”
Andrè ascoltò
quelle parole…la voce di Oscar era diversa…non era il tono che conosceva
…era la voce del desiderio…era la voce di una donna che amava…
Cominciò a carezzarle
il viso, lasciando che la sua testa si abbandonasse a quel tocco…scese
lungo la linea del collo, delle spalle…sentiva la sua pelle tremare sotto
le sue mani…il seno…il ventre…era bella…la girò…per spogliarsi lontano
dai suoi occhi, teneramente imbarazzati…Oscar era come una bambola inanimata…lasciava
che Andrè la sfiorasse senza opporre alcuna resistenza…sentì
poi il calore di quella pelle virile contro la sua schiena…bruciava…per
lui…le mani di Andrè le sfioravano il viso, disegnavano i lineamenti
della fronte, degl’occhi…delle guance….della bocca…Oscar baciò quelle
dita curiose, il suo corpo si tendeva a quel contatto e rispondeva ad ogni
sua carezza…cercando il corpo di Andrè con le braccia…”Girami”…un
sussurro, una preghiera…Andrè obbedì…vederla negl’occhi gli
fece perdere l’equilibrio…si accasciò in ginocchio davanti a lei…si
sentiva disarmato di fronte a tanta bellezza, a tanto desiderio…
”Ti amo…da sempre…Oscar ”
…quelle mani di donna cominciarono
a giocare con i suoi capelli, folti e scuri, erano morbidi e profumati
“Ti amerò…per sempre…Andrè”
…strinse il suo viso e se lo
portò al seno…si sentì sollevata e portata verso il letto,
distesa delicatamente…quei gesti che erano stati fino a quel momento lenti…divennero
convulsi… le baciò avidamente il seno…la sentì inarcarsi
sotto il suo peso…sentì quelle mani affusolate confuse lungo la
schiena…cercare il suo corpo…si staccò da lei…le mancava il fiato…Oscar
vedeva e sentiva il desiderio di Andrè perché era il suo…lo
voleva…
…chiuse gl’occhi…
Andrè le strappò
via il dolore virgineo con la sua bocca, le sue mani, la sua pelle, la
sua forza delicata e infuse nel cuore e nel corpo della sua donna l’amore,
la dolcezza, la speranza…il piacere…
Oscar lo accolse dentro
di lei piangendo di felicità, sentì che il suo corpo era
stato creato per lui… che il sapore salino di quella pelle era un nettare
di languido oblio…
Il mare cantava …il mugghio delle ondate si infrangeva disperato e cosciente contro la spiaggia…
…danzarono l’uno nell’altra…
Cancellarono il passato,
il mondo intero, facevano l’amore …
Si amarono…quella notte…Oscar
e Andrè si amarono…nella dolcezza, nella passione, nelle lacrime,
nella gioia.
Esausti e abbracciati si addormentarono…quella
notte…e le altre seguenti…
Una mattina Andrè si
svegliò e vide Oscar che china su di lui gli accarezzava i capelli.
La donna aveva uno sguardo pieno di dolcezza.
“Buon giorno…”
“Andrè…”
“Dimmi…”
“Ricordi che prima di partire
ti dissi che dovevo fare una cosa ad Arras…”
“Sì e non capivo cos’era,
neanche ora…” disse sorridendo..
“Non lo sapevo neanche io…credo…volevo
solo venire qui con te…ma ora ho capito…”
“Ti ascolto…Oscar”
“Sono venuta ad Arras…per sposarmi…con
te”.
Andrè non disse nulla…la
baciò…e la prese…si donarono l’una all’altro, ancora una volta,
disperati e felici come avrebbero fatto per tutta la loro vita.
Una chiesetta accolse un uomo
e una donna…una vecchia signora aveva in mano due ghirlande di rose bianche…un
paesino danzava attorno a loro…non era più primavera, ma estate…l’estate
della Francia libera…l’estate di due cuori finalmente uniti…
Oscar François e Andrè
Grandier.
FINE
Nota: il personaggio di Marie
Duras è di mia pura invenzione…Marie…per Maria mia nonna…Duras in
onore di Margherite Duras.
Mik